3° REGGIMENTO ELICOTTERI PER OPERAZIONE SPECIALI “ALDEBARAN”

Pubblicato da Stefano Frezzotti il

 

Il 3° Reggimento Elicotteri per Operazioni Speciali “Aldebaran” nasce come progetto dello Stato Maggiore dell’Esercito per supportare le Operazioni Speciali nella terza dimensione.

La storia seppur recente del REOS affonda le proprie radici in un passato che vale la pena ripercorrere.

INTRODUZIONE

Siamo nell’ultimo trimestre del 1998; il 3° Reggimento AVES “Aldebaran” di Bresso viene sciolto.

Nello stesso anno quasi contemporaneamente, a livello di Stato Maggiore Esercito si fa più stringente l’esigenza di offrire un supporto quanto mai specialistico alle Operazioni Speciali nella terza dimensione. Idea che si rivela avveniristica e del tutto in anticipo rispetto ad eserciti paritetici europei come poteva essere per esempio quello francese.

Ricordo invece che a livello mondiale esisteva già sin dalla fine degli anni ’80 il 160° Special OperationsAviation Regiment (Airborne) SOAR reparto dell’Esercito Statunitense che fornisce appoggio aereo a tutte le forze e unità per operazioni speciali americane.

Il progetto 3° REOS che è ormai divenuto realtà sottintende un ampio processo di riorganizzazione e razionalizzazione da parte dello Stato Maggiore del comparto Forze Speciali e dell’AVES non solo a Viterbo ma anche a livello nazionale.

Per soddisfare i requisiti operativi necessari a svolgere la missione assegnata, nel 2002 nasce il 26° Gruppo Squadroni “Giove” dalla fusione del 51° Gruppo Squadroni AVES “LEONE” di Viterbo e il 39° Gruppo Squadroni AVES “DRAGO” di Alghero, inquadrato alle dipendenze del 1° Reggimento AVES “Antares” con base a Viterbo.

Questo di fatto rappresenta il primo Reparto Elicotteri per Operazioni Speciali.

Il 26° Gruppo Squadroni AVES “Giove”, è articolato su due Squadroni di volo e tre linee di elicotteri: CH-47C, AB-412 e NH-90 con il compito di fornire supporto alle Operazioni Speciali.
Il Gruppo, da subito operativo, fu il primo Reparto dell’AVES a prendere parte alla missione “Antica Babilonia” in Iraq dal novembre 2003 al marzo 2004. Terminato questo impregno operativo i piloti, i tecnici e i mitraglieri di bordo di CH-47, NH-90 e AB-412 vennero impiegati nell’ambito dell’Aviation Battalion in Afghanistan e, in rinforzo, alla missione “Leonte” in Libano.

Per esprimere tutto il proprio potenziale e per raggiungere il più elevato “livello di ambizione” nel supportare le Operazione Speciali dal punto di vista aereo, il Reparto doveva essere elevato a livello Reggimento. Ciò avviene il 10 novembre 2014 presso l’aeroporto “T.Fabbri” di Viterbo. Il neo costituito Reggimento Elicotteri per Operazioni Speciali (il cui motto è “Durabo” – Resisterò -) che ingloba il 26° Gruppo AVES “Giove”, eredita il nome Aldebaran (la stella più luminosa della costellazione del Toro) e la bandiera di guerra dell’omonimo ex Reggimento AVES di Bresso (come segno di continuità).

Al vertice è stato nominato come 1° Comandante il Colonnello Andrea Di Stasio che ha il compito di portare a compimento il progetto REOS attraverso un processo suddiviso in quattro fasi. Il completamento della terza fase sancirà il conseguimento della Full Operation Capability (FOC).

Attualmente il programma di sviluppo, che è in linea con i tempi pianificati, si trova nella seconda fase che prevede l’acquisizione di personale per il completamento dell’organico prefissato.

Il 3° REOS è ora in grado, avendo ottenuto la certificazione e validazione da parte del COFS (Comando interforze per le Operazioni delle Forze Speciali) e della NATO, di distaccare uno Special Operation Air Task Group (SOATG) ovvero un’organizzazione di comando e controllo completa di supporti ed equipaggi per poter gestire le Operazioni Speciali in modo autonomo in ambito nazionale (interforze) e internazionale con l’impiego di almeno due Special Operation Air Task Unit (SOATU).

In quest’ambito il REOS è in grado di recepire concorsi da parte di altre unità dell’Aviazione dell’Esercito o di altre Forze Aeree che non sono specificatamente dedicate al supporto delle O.S. Nella fattispecie il personale del REOS è in grado di integrare pattuglie di elicotteri d’assalto A-129C/D, velivoli Dornier, velivoli a pilotaggio remoto quali T-UAV e UAS grazie alla capacità di comando e controllo che si estende su tutto il dominio aereo.

Questa rappresenta la reale differenza tra il REOS e gli altri reggimenti dell’Aviazione dell’Esercito.

 

CENNI SULL’ITER ADDESTRATIVO

Cosa significa supportare le Operazioni Speciali nella terza dimensione.

Significa mettere in campo delle capacità non comuni in termini di addestramento che consentono attività di volo peculiari e altamente specializzate utilizzando proprie unità specificatamente dedicate. Le modalità di intervento, le tecniche impiegate e la capacità di conduzione degli aeromobili non sono comuni alle forze aeree convenzionali. Questo è facilmente comprensibile data la valenza strategica che possiede il REOS, che entra in gioco quando il livello di rischio della missione è elevato per le Forze convenzionali e il conseguente raggiungimento dell’obiettivo può condizionare l’intera campagna.

Il personale quindi, deve essere appositamente selezionato, formato, addestrato ed equipaggiato per le Operazioni Speciali. A tale proposito sono stati messi a punto degli iter addestrativi (attualmente in fase di ridefinizione da parte dello SME e per i quali non è possibile al momento fornire alcuna anticipazione) estremamente impegnativi per qualifica di Operatori Speciali per equipaggi di volo del REOS.

Nella fattispecie Il 9° Reggimento d’assalto Paracadutisti “Col Moschin” è l’unica unità di Forze Speciali (FS) dell’Esercito Italiano. Reparto unico nel suo genere, è inquadrato alle dipendenze del Comando delle Forze Speciali dell’Esercito (COMFOSE). Dipendenti dallo stesso Comando sono le unità di supporto alle operazioni speciali (FOS) che sono: il 185° Reggimento Paracadutisti Ricognizione Acquisizione Obiettivi “Folgore”, 4° Reggimento Alpini Paracadutisti “Ranger”, 28° Reggimento “Pavia”.

Si tratta di unità ad alta connotazione specialistica per le quali è di basilare importanza un continuo addestramento affinché le capacità acquisite vengano costantemente formate e mantenute trattandosi di tecniche peculiari.

Questa sinergia addestrativa che il REOS sviluppa con gli operatori delle Forze Speciali è molto importante poiché l’addestramento REOS è prioritariamente rivolto al comparto FS/FOS per meglio sfruttare le risorse anche in termini di ore di volo e soprattutto per sviluppare quel tipo di amalgama e di mentalità comune che secondo la dottrina nazionale e NATO costituisce la base per il successo in ambito di operazioni reali.

Per ottimizzare la fase di addestramento il REOS ha come presenza stabile al suo interno un nucleo di forze speciali integrato che garantiscono un ventaglio di esperienza propedeutica per il perfezionamento dei corsi di formazione, garantendo la completa aderenza del Reggimento alle esigenze delle FS/FOS e soprattutto fungono da collegamento supervisionando le procedure affinché siano ancora valide per gli Operatori Forze Speciali e di altri reparti.

 

FASE OPERATIVA: TECNICHE DI INSERZIONE ED ESTRAZIONE

L’esercitazione, alla quale ho partecipato è stata condotta sulla Base Addestramento Incursori di Marina di Pisa e ha coinvolto 3 equipaggi del 3° REOS e due sezioni di Incursori (otto unità) del 9° Reggimento Col Moschin.

Durante l’esaustivo briefing si decide di focalizzare l’attività sulle tecniche di inserzione quali Fast Rope e soprattutto Rappeling. Si tratta di tecniche peculiari utilizzate dal REOS che consentono l’inserzione rapida di team d’assalto.

Il Fast Rope è una tecnica di inserzione eseguita nell’arco diurno e notturno, in ambiente urbano o in aree impervie ristrette o confinate. Richiede un’elevata capacità tecnica nella condotta dell’aeromobile e un’eccellente coordinazione tra equipaggio e team d’assalto, conseguita con un costante e continuo addestramento. Essa prevede l’impiego di una fune detta “canapone” assicurata all’aeromobile dalla quale si calano gli operatori.

Il Rappeling, tecnica sulla quale si è focalizzata l’attenzione durante l’esercitazione è utilizzato sia in ambito diurno che notturno, in ambiente urbano o in aree impervie ristrette e confinate dove il personale elitrasportato può inserirsi solo dall’alto in siti in cui è precluso l’atterraggio o il volo stazionario basso. Essa prevede l’impiego di funi (a corda doppia o singola) vincolate ad un apposito ancoraggio fissato sul pavimento di carico dell’elicottero. Il personale elitrasportato si cala nel vuoto con la tecnica della corda frizionata tramite discensore. Tale pratica rispetto alla fast rope risulta più veloce in quanto si posso sbarcare fino a 4 operatori contemporaneamente permettendo un intervento degli stessi sull’obiettivo più rapido.

Gli aeromobili che hanno preso parte all’esercitazione sono due AB-412A e un NH90 ai quali, durante il trasferimento del team d’assalto si è unito un CH-47C. Gli incursori hanno preso posto sui due AB-412 mentre l’NH90 ha svolto funzione di supporto.

L’utilizzo dell’AB-412A è motivato dal fatto che a tutt’oggi risulta essere una macchina molto affidabile e idonea all’azione in ambito urbano; dote molto apprezzata dai piloti. Inoltre è facilmente trasportabile e rischierabile, garantendo la capacità combat support al REOS.

Tra gli impieghi peculiari esprimibili dal AB-412A troviamo oltre a Fast Rope e Rappeling anche heli-sniping (tiratori scelti) e Vehicle Interdiction più conosciuta come Hard Arrest; tecnica utilizzata per bloccare convogli.

L’NH90 rappresenta lo stato dell’arte in termini di avionica e sistemi di protezione che lo rendono particolarmente adatto per il trasporto tattico di truppe anche in condizioni meteo avverse nell’arco diurno e notturno rendendolo ideale per il supporto alle Operazioni Speciali. Tuttavia anche un elicottero di grandi dimensioni come NH90 può essere utilizzato per le procedure di inserzione come fast Rope e Rappeling.

Alle 14:00 in punto con l’accensione dei motori dei tre elicotteri in rapida successione inizia la missione di addestramento che è stata divisa in due parti. Il primo modulo presenta agli incursori una simulazione di inserzione in ambiente urbano. Infatti poco distante dalla base è situata una struttura diroccata che è stata individuata come obiettivo, all’interno del quale è presente una ipotetica minaccia. I due elicotteri AB-412A giungono simultaneamente in zona operativa posizionandosi sui due lati opposti della casa.

 

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Il posizionamento in hovering precede di pochi secondi la discesa simultanea, per mezzo della tecnica del Rappeling, dei due team d’assalto che una volta giunti a terra e svincolati dalle funi si dirigono rapidamente sui due ingressi in modo da bloccare eventuali fughe. Intanto i due elicotteri si allontanano rapidamente dalla zona.

La simulazione termina con l’ingresso nella struttura e successiva neutralizzazione della minaccia. Completate le operazioni di recupero degli incursori, facciamo ritorno verso la base ma solo per pochi minuti. L’operazione viene ripetuta una seconda volta con modalità ed esito simili perfezionando però la fase di discesa e svincolo dalle funi.

Il secondo modulo invece prevede un’inserzione in un ambiente più compartimentato dove è presente una struttura circondata da una folta vegetazione e di conseguenza difficoltà maggiori sia per i piloti che per gli Incursori. Ci troveremo all’interno della Tenuta di San Rossore.

 

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Durante il tragitto c’è il tempo per riprendere la formazione di AB-412A e NH90 che a questo punto si è arricchita di un        CH-47C il quale ci ha accompagnato per pochi minuti verso la zona operativa.

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Giunti sull’obiettivo questa volta i due AB-412A si posizionano affiancati in hovering ad una quota più elevata rispetto alla precedente incursione. La turbolenza generata dagli elicotteri provoca l’innalzamento di una gran quantità di polvere con conseguente riduzione temporanea della visibilità aggiungendo così un’ulteriore grado di difficoltà alla missione. I due team d’assalto scendono verso il suolo ancora con la tecnica del Rappeling in quanto anche in questo caso era di fondamentale importanza la rapidità d’azione. Gli incursori, sfruttando la ampia coltre di polvere penetrano nella struttura in modo occulto, neutralizzando anche in questo caso la presunta minaccia.

Una volta recuperati tutti gli operatori FS facciamo ritorno, questa volta definitivamente verso la Base.

Tuttavia l’attività non si esaurisce qui. A sorpresa ho la possibilità di assistere ad un interessante fuori programma. A bordo di due motoscafi simuliamo l’inserzione di un team d’assalto nella zona costiera situata nei pressi della foce del fiume Arno. Atto che conclude l’attività addestrativa.

 

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In conclusione, le attività di questo tipo risultano essere estremamente importanti sotto diversi aspetti.

Il primo sicuramente è la valenza addestrativa in se; infatti poiché vengono utilizzate delle tecniche peculiari c’è la necessità di un costante lavoro di formazione e mantenimento delle stesse.

In secondo luogo, ma non meno importante è l’aspetto della coesione e mentalità. Gli equipaggi di volo e gli operatori delle Forze Speciali devono conoscersi profondamente per sviluppare quella mutua fiducia e quella mentalità adeguata per affrontare efficacemente le missioni assegnate.

Da tutto questo ne deriva un’immagine del comparto Forze Speciali dell’Esercito estremamente positiva. Personale altamente qualificato che svolge la propria missione con grande professionalità grazie anche a capacità non comuni.

Il 3° Reggimento Elicotteri per Operazioni Speciali rappresenta oggi “la punta dell’iceberg” di un élite di reparti tra i quali possiamo annoverare il 9° Rgt Col Moschin che ha partecipato all’esercitazione oggetto di questo resoconto.

Testo e immagini: Stefano


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