Il Ministro della Difesa Trenta è la prima ad interessarsi ai disturbi da stress post-traumatico e stress correlato. Brava
Questo è un posto pubblicato oggi dal Ministro delle Difesa Trenta sul suo profilo Facebook.
Finalmente si prende seriamente in considerazione la stato psicologico dei militari, senza ledere il loro onore e senza screditarli o etichettarli come indesiderati o, peggio ancora, inadatti.
Brava Ministro.
“Oggi mentre mi recavo a un evento mi hanno intervistata Le Iene, che ringrazio perché si stanno occupando di un tema importantissimo: il disturbo da stress post-traumatico, una patologia silenziosa che può colpire i militari di ritorno dalle missioni internazionali più complesse. Come ho avuto il piacere di spiegare a Le Iene, si tratta di un disturbo per anni sottostimato, che è al centro dell’agenda politica della Difesa dal primo giorno del mio insediamento.
Non a caso già il 20 settembre abbiamo inaugurato il Centro veterani, inserito all’interno del Policlinico Militare del Celio.
Il Centro, che agirà in sinergia con altre istituzioni di eccellenza, ha lo scopo di diventare un luogo inclusivo in cui sia i nostri militari, sia coloro che, pur avendo contratto lesioni in servizio non indossano più l’uniforme, possano sentirsi ascoltati, accolti e appartenenti ad un’unica grande famiglia. Inoltre, proprio a dicembre incontrerò la dottoressa Magro, psicologa esperta in materia, che con la sua associazione opera in tutta Italia a supporto di chi ne ha bisogno.
Oggi in Italia sono circa 240 i militari che, operando in patria e al di fuori dei confini nazionali, hanno contratto lesioni che incidono sia nella sfera psichica che fisica. La Difesa deve e vuole essere presente. Il Centro Veterani è un passo importante e non sarà l’unico.
Ringrazio nuovamente Le Iene per l’attenzione che danno a queste tematiche: da Nave Caprera, sul quale la Marina è intervenuta immediatamente, al caso Cervia, che in passato la trasmissione ha affrontato in più occasioni e sul quale abbiamo messo finalmente un punto, riconoscendo il diritto alla verità della famiglia.
Il ministero è aperto tutti. Al dialogo, ma soprattutto all’ascolto. Chi ha imparato a conoscermi in questi mesi lo sa bene!”
Noi lo chiediamo dal 2001 attraverso formali relazioni inviate più volte ai vertici militari e politici italiani:
- Viste le continue attività estere, sempre più frequenti e sempre più impegnative sotto vari punti di vista, venga valutato opportuna l’implementazione di un servizio psicologico-sanitario riferito alla prevenzione e assistenza verso disturbi psicologico-comportamentali, come il Disturbo Post-Traumatico da Stress (PTSD), il Disturbo Acuto da Stress (ASD), o il Disturbo dell’Adattamento.
I Soldati sarebbero più sereni nel venire impiegati nei teatri operativi, sapendo che al rientro un loro disturbo comportamentale verrebbe preso come “conseguenza ordinaria” degli eventi vissuti e quindi curato con naturalezza. Ora i Soldati invece vivono ogni situazione di stress incontrata nelle attività con l’aggravio di dover fingere di non aver disturbi o problematiche (che comunque si rifletteranno sull’operato e sulla famiglia), per paura di possibili conseguenze negative nel servizio, quindi sulla famiglia;
- Si pensi ad un ausilio psicologico non solo per supportare il Soldato, di qualsiasi grado, o le rispettive famiglie in momenti difficili e dolorosi, ma anche per migliorarne alcune caratteristiche psicologiche assolutamente vitali nel mestiere delle armi, come già avviene nel settore privato. Un esempio potrebbe essere riferito all’arte del “saper decidere” e riuscire a farlo in tempi rapidi, prerogativa vitale oltre che necessaria del Soldato. La decisione, come ogni altro procedimento mentale, può essere stimolata, migliorata e indirizzata al contesto in cui l’individuo andrà ad operare. La scienza ormai può facilmente compensare la poca esperienza tecnico-specifica o umana maturata dalla persona, portandola comunque a prendere scelte importanti ed immediate con una naturalezza, una rapidità e una precisione tali, da ottenere seri e concreti benefici non solo verso se stessa, ma anche nei confronti della struttura dove è inserita. Un militare consapevole delle proprie caratteristiche mentali oltre che fisiche, ha come conseguenza un netto miglioramento della propria condizione e potenzialità, quindi anche una piena consapevolezza di potersi esprimere intellettualmente e nelle azioni al cento per cento, con sano orgoglio ed entusiasmo, nei confronti dei suoi colleghi e della Patria.
Ultimo invio il 26/05/2018
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