Reintegrato il maresciallo degli alpini di Cuneo punito per aver denunciato la piaga dei suicidi nelle forze armate
Carlo Chiariglione, un maresciallo degli alpini a Cuneo era stato punito con la «perdita del grado per rimozione» dopo avere lanciato una campagna mediatica per denunciare la piaga dei suicidi fra le divise. Ora il Tar del Piemonte ha riabilitato il sottufficiale e il Consiglio di Stato ha confermato la decisione dei magistrati subalpini con una sentenza che, sull’onda delle polemiche innescate dal libro ‘Il mondo al contrario’ del generale Roberto Vannacci, è stata recuperata, diffusa e commentata da blog e forum di settore. Il maresciallo si era attivato in qualità di presidente di Assomilitari, un’associazione (regolarmente riconosciuta) che ha come scopo la tutela del benessere di graduati e volontari dell’esercito. Quando scrisse alla presidenza della Repubblica scattò nei suoi confronti un procedimento disciplinare abbinato a una denuncia penale.
A Cuneo il tribunale archiviò il fascicolo che era stato aperto per il reato di diffusione di notizie esagerate e tendenziose. Poi il Tar cancellò il castigo inflitto al maresciallo: le affermazioni dell’alpino non riguardavano «argomenti di servizio», non avevano bisogno di «trovare sviluppo nella catena gerarchica» e, in definitiva, rientravano nel «diritto di manifestazione del pensiero tutelato dall’articolo 21 della Costituzione e dall’articolo 1472 dell’ordinamento militare». Il Consiglio di Stato ha allargato il campo e ha messo qualche paletto in più, precisando, per esempio, che alle divise è lecito imporre «limiti più stringenti» rispetto ai cittadini comuni persino in termini di «espressione delle opinioni».
Qui arriva la tirata d’orecchie al maresciallo, il quale avrebbe utilizzato «formule lessicali particolarmente forti e potenzialmente offensive nei riguardi degli alti ranghi». L’amministrazione, volendo, potrà riaprire il dossier e magari, dopo gli opportuni accertamenti, notificargli una sanzione disciplinare: che in ogni caso, comunque, non dovrà essere «di natura espulsiva».
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