Festa del 2° Reggimento Alpini: chi lavora, chi festeggia e chi….

Pubblicato da Presidente AssoMilitari il

27.06.2022 FESTA DEL 2° REGGIMENTO ALPINI:

 

Oggi alle 18:00 in Piazza Galimberti a Cuneo, con formale cerimonia si festeggiano la festa di Corpo del 2° Reggimento Alpini e il rientro in Patria del Contingente italiano dalla Lettonia.

Il 2° Reggimento Alpini è un Reparto glorioso e storico, formato da uomini e donne in possesso di indiscussa professionalità e spiccato senso di sacrificio. Tale personale si è sempre impegnato in ogni attività svolta, sia in Patria sia all’estero, con reale senso del dovere e attaccamento al Reparto, per il quale vanno giustamente fieri ed orgogliosi.

Finalmente si torna a festeggiare i Reparti militari in piazza dandogli il giusto valore anche alla presenza e con la partecipazione delle comunità civile che li ospitano.

Oggi per il 2° Reggimento Alpini gli onori e i saluti saranno espressi dal Comandante di Reggimento Colonnello Giuseppe Sgueglia e dal Comandante della Brigata Alpina Taurinense Gen. B. Nicola Piasente, già Comandante del Battaglione Saluzzo nel 2012-2013.

Ufficiali stimati dai propri uomini e donne e ben tenuti in considerazione dai rispettivi superiori, in possesso d’indubbie virtù umane e professionali, che hanno saputo far elevare il valore dei Reparti comandati facendosi antonomasia di senso di sacrificio, lealtà e onore.

Il personale del 2° Reggimento Alpini giustamente verrà salutato in “piazza” con tutti gli onori, poiché essere militare, tanto più del 2° Reggimento Alpini, non è una vergogna da nascondere bensì un onore da mostrare con orgoglio. Come ben sanno i vari comandanti di Reparto e i Vertici militari, sempre presenti alle cerimonie per dispensare parole ed elogi ai propri uomini e donne, per il loro impegno e il sacrificio profuso anche attraverso il sangue versato. Sacrificio e sangue che permette al Reparto di accrescere esperienza e onore e ai Comandanti di fare carriera. Carriera a volte segnata anche da qualche errore.

Prendiamo ad esempio il Gen. B. Nicola Piasente e il Colonnello Giuseppe Sgueglia

Colonnello Giuseppe Sgueglia

Lo stimatissimo Colonnello Giuseppe Sgueglia, ad esempio, che rappresenterà quest’oggi in “piazza” a Cuneo il Reparto davanti alla cittadinanza, alle Autorità civili e militari, è stato recentemente denunciato alle Autorità Giudiziarie da un proprio soldato.

In breve, il Col. Sgueglia denuncia al Comando Truppe Alpine e alla Procura Militare di Verona un suo soldato, il sottoscritto Maresciallo Carlo Chiariglione, per la più infamante accusa che si possa attribuire a un soldato “Vilipendio alle Forze Armate”.

Con tale atto il Col. Sgueglia chiede al Comandante delle Truppe Alpine Gen. C.A. Claudio Berto di avviare un’Inchiesta Formale con potenziale sanzione di congedo nei confronti del sottoscritto, e contestualmente alla Procura Militare di Verona chiede l’avvio di un procedimento penale con conseguente condanna.

Queste accuse mosse dal Col. Sgueglia si muovono a seguito di una lettera spedita dal dal sottoscritto M.llo Chiariglione nella veste di Presidente di Assomilitari, quindi in forma privata e civile, al Presidente della Repubblica Sen. Sergio Mattarella, al fine di richiedere un intervento nelle problematiche dei suicidi, delle vessazioni, del mobbing e delle ritorsioni, quindi di tutta una serie di illeciti vissuti dal personale in servizio:

https://www.assomilitari.it/seconda-lettera-aperta-per-il-presidente-della-repubblica-sen-sergio-mattarella-vessazioni-e-suicidi-nel-comparto-difesa-e-sicurezza/

Nell’accusa mossa dal Col. Sgueglia, il sottoscritto avrebbe:

 

  1. Scritto direttamente al Presidente della Repubblica non rispettando la scala gerarchica;
  2. Non osservato lai riservatezza circa gli argomenti trattati, suicidi, vessazioni, ritorsioni, mobbing, illeciti, ritenuti, per l’accusa, “riservati” e non conosciuti al livello pubblico, ovvero sempre per quanto affermato dall’accusa, realtà non presenti nelle Forze Armate;
  3. Utilizzato termini gravemente lesivi;
  4. Avanzato dichiarazioni e accuse generiche non supportate da alcuna documentazione probante, quindi false e diffamanti;
  5. Sconfessato di persona durante un colloquio privato avvenuto con il Col. Sgueglia il 04.01.2022, quanto dal sottoscritto pubblicamente affermato e denunciato nella lettera del 31.12.2020.

Quindi la forza delle accuse mosse dal Col. Sgueglia si baserebbero sul fatto che il sottoscritto avrebbe dichiarato false realtà in pubblico nella lettera del 31.12.2020, per poi sconfessare il tutto durante l’incontro privato intercorso in data 04.01.2021con il medesimo Ufficiale e il Maresciallo di Corpo 1° Maresciallo Cristian Allione ,.

Proprio questa sconfessione vantata dall’accusa, avrebbe rappresentato un evidente e “volontario” vilipendio verso le Forze Armate con relativa diffamazione delle Istituzioni. 

Di ciò ne è conferma formale quanto scritto dal Tribunale militare di Verona.

Il Col. Sgueglia avanzava tali accuse, forse anche con il supporto tecnico-legale del Capo Sezione Legale del Reparto Magg. Salvatore Caffiero. Soggetto più volte segnalato dal sottoscritto per comportamenti irregolari posti in essere in servizio, come confermato anche formalmente dal pro tempore Comandante del Reggimento Gen. .B. Marcello Orsi, ora Comandante della Scuola Militare Alpina di Aosta. Infatti Il Gen. B. Orsi a seguito di una indagine svolta sulle denunce presentate dal sottoscritto, ne confermò la fondatezza.

Maggiore Salvatore Caffiero

 

Tali accuse mosse verso il sottoscritto da parte del Comando del 2° Reggimento Alpini, sono state seppur il medesimo fosse pienamente a conoscesse di realtà che le rendevano nulle ab origine

  1. La lettera inoltrata al Presidente della Repubblica, come formalmente dichiarato successivamente dal Tribunale militare di Verona con Atto del 24.03.2022 nel procedimento penale n. 301/2020/SA R.G.N.R n. 71//2021 R.G. Mod. 16, è stato inviata nella qualità di Presidente di Assomilitari, entità civile, e non dal Maresciallo Chiariglione, entità militare. Quindi anche l’azione disciplinare è stata avviata su una azione di un soggetto civile che non sottostà alle norme disciplinari militari;
  2. Il sottoscritto, contrariamente alle accuse mosse, ha più volte formalmente presentato lungo la linea gerarchica riscontri fattuali attraverso una copiosa, formale e protocollata documentazione, invero omessa e non vagliate proprio dall’Amministrazione militare, seppur formalmente ricevuta;
  3. In diritto, giova ribadire che l’obbligo di seguire la catena gerarchica è limitato alle sole relazioni di servizio e disciplinari e trova il proprio fondamento nell’art. 715, comma 2 del D.P.R. 90/2010 (Testo Unico dei Regolamenti dell’Ordinamento Militare). Successivamente, è opportuno rammentare per un verso che il vertice gerarchico delle FF.AA. è costituito dal Ministro della Difesa, così come previsto ex art. 1, L. 25/1997 (Legge dei Vertici) e per altro verso che le relazioni di servizio si sviluppano esclusivamente all’interno della catena gerarchica. Tanto è vero che in materia di libera espressione del pensiero degli appartenenti alle Forze Armate (e Corpi Armati dello Stato a ordinamento militare), in ambiti esterni alla catena gerarchica, vige l’art. 1472 D. Lgs. 66/2010 (Codice dell’Ordinamento Militare), il quale al comma 1 testualmente recita: “I militari possono liberamente pubblicare loro scritti, tenere pubbliche conferenze e comunque manifestare pubblicamente il proprio pensiero, salvo che si tratti di argomenti a carattere riservato di interesse militare o di servizio per i quali deve essere ottenuta l’autorizzazione”.

Il sottoscritto nei suoi quasi trenta anni di servizio, sempre valutati con il giudizio di eccellente, ha più volte scritto al Presidente della Repubblica e altre Autorità militari e civili, nella piena conoscenza e appoggio della linea di comando, senza mai ricevere stigmatizzazioni o dinieghi. Tale comportamento, quindi, è stato  ritenuto sempre lecito quindi avallato da tutta la catena di comando compreso il 2° Reggimento Alpini che ha richiesto la sanzione del Congedo e il Comando Truppe Alpine che l’ha avvalorato ed erogata.

Ma vi è di più.

La liceità di inviare missive direttamente a Vertici Militari, Personalità Politiche o altri soggetti istituzionali, contenenti riferimenti come anche critiche al Comparto Difesa e Sicurezza, è stata invero confermata dalla stessa Amministrazione militare.

Lo scrivente nel 2014 si era visto aprire un procedimento disciplinare di corpo richiesto dal Sotto Capo di S.M.E. verosimilmente su proposta del pro tempore Capo di Stato Maggiore dell’Esercito Gen. C.A. Claudio Graziano, per medesime motivazioni qui mosse nell’addebito, quali ad esempio mancato rispetto della via gerarchica, mancanza di riservatezza sugli argomenti trattati, tenore lesivo dei termini utilizzati, genericità delle accuse, scarso senso di responsabilità, inosservanza dei doveri attinenti al grado, lesività dell’immagine e del prestigio delle Forze Armate, etc.

Nello specifico il sottoscritto, così come nel caso de quo, aveva inviato al Ministro della Difesa e altre Autorità militari, Politiche, religiose e civili una relazione contenente inefficienze e criticità presenti nel Comparto Difesa e Sicurezza, incluse critiche e segnalazioni di comportamenti irregolari e illegittimi posti in essere da personale in servizio. A seguito di tale missiva il pro tempore Sotto Capo di S.M.E. chiamava al telefono il pro tempore comandante del 2° Reggimento, per chiedere una punizione nei confronti del sottoscritto.

Durante lo svolgimento di tale procedimento disciplinare, venne sentito anche il pro tempore Capo Sezione Legale del 2° Reggimento Alpini, Ten. Salvatore Caffiero, ancora oggi ricoprente tale incarico con il grado di Maggiore. Il Magg. Caffiero durante tale precedente procedimento confermò la piena liceità dei comportamenti posto in essere dal sottoscritto. Infatti affermò che l’invio in veste civile e privata (Presidente di Assomilitari) a Vertici militari e politici di missive contenenti argomenti e situazioni riferibili al Comparto Difesa di pubblico dominio, non fosse suscettibili di azioni disciplinari, bensì fosse pienamente lecite e rispettose dei regolamenti militari. A conferma, tale procedimento si concluse senza alcuna sanzione. E’ degno di nota il fatto che a distanza di anni i medesimi comportamenti siano invece condannabili con il congedo dagli stessi soggetti. 

Per tale assunto, nel caso oggi risultasse che le accuse mosse dal 2° Reggimento Alpini verso il sottoscritto fossero state vagliate e avallate anche dal Magg. Caffiero nella veste di Legale del Reparto, quindi consigliere del Col. Giuseppe Sgueglia, questo potrebbe risultare necessitante di spiegazioni.

 

Ad oggi come era facilmente desumibile da subito, sia il Tribunale militare di Verona sia quello Ordinario di Cuneo hanno sancito formalmente l’infondatezza di tutte le accuse mosse verso il sottoscritto, confermando la portata diffamatoria e calunniosa delle stesse.

 

Ad esempio, contrariamente a quanto evidenziato dal Col. Giuseppe Sgueglia e successivamente confermato e convalidato dal Comandante delle Truppe Alpine Gen. C.A. Claudio Berto, il Tribunale militare di Verona, ha escluso ogni possibile lesività, il vilipendio o la diffamazione nei contenuti della lettera incriminata inviata al Presidente della Repubblica:

 

 

La conferma della tanto infondata quanto diffamante portata delle accuse mosse verso il sottoscritto si evince ancor più e in maniera definitiva da quanto successivamente sancito in maniera didascalica dal Pubblico Ministero della Procura di Cuneo P.M. Dott.ssa Carla Longo

Infatti, a seguito di tale richiesta il G.I.P. del Tribunale Cuneo, Dott. A Boetti, Archivia.

Contro tali sentenze e archiviazioni, non sono stati presentati Appelli ne dalle Procure, ne dal Ministero della Difesa. A conferma della strumentalità di quanto sopra.

Se il Col. Giuseppe Sgueglia avesse da subito dichiarato ogni evento nei minimi particolari magari il sottoscritto non sarebbe stato fatto oggetto di azioni penali e di azioni disciplinari, come anche di sanzioni pari al congedo. 

Ad esempio qui di seguito metto ciò che è stato detto dal sottoscritto in sede di colloquio in data 04.01.2021, già asseverato da un notaio:

  • […] E ripeto indifferentemente dal luogo perché altrimenti se do conferma a lei sto escludendo a priori il reparto. Io non posso escluderlo perché non posso escludere alcun reparto perché vi ripeto, che Assomilitari si riferisce a 360 ° su un ambiente che è molto vasto. Ok? Quindi non le posso confermare quello che sta dicendo … Perché altrimenti lei scrive “no mi ha detto che qui non c’è niente”, non lo sto dicendo e lo sottolineo, non lo sto dicendo […]

 

Alla luce dei fatti, tali realtà rappresentano anche gravi danni erariali visto i risarcimenti danni ai quali andrà incontro l’Amministrazione militare a seguito delle sentenze di assoluzioni già emesse, oltre a quelli richiesti a tutti i soggetti aventi causa. 

 

Gen. B. Nicola Piasente

 

 

Per quanto concerne l’egregio e stimatissimo Comandante della Brigata Alpina Taurinense Gen. B. Nicola Piasente, già Comandante del Battaglione Saluzzo del 2° Reggimento Alpini, si possono trovare spunti di riflessione in un precedente articolo:

https://www.assomilitari.it/esercito-italiano-la-morte-del-caporal-maggiore-chierotti-tragica-casualita-sfortuna/

Riportando alcuni punti di detto articolo:

  • Nel 2012 il Col. Nicola Piasente, all’epoca Tenetene Colonnello, era Comandante del Battaglione “Saluzzo” presso il 2° Reggimento Alpini di stanza a Cuneo. In tale periodo di comando, ricoprì il ruolo di Comandante di battaglione della “Task Force Sud – Est”, durante la missione in Afghanistan, Bakwa.Durante tale missione, il 25 ottobre 2012, perse la vita in uno scontro a fuoco il C.le Magg. Tiziano Chierotti, impiegato in tale missione nella qualità di furiere presso la 23° Compagnia del 2° Reggimento Alpini.Proprio durante tale evento, il Col. Nicola Piasente era il Comandante della pattuglia del C.le Magg. Chierotti.Per tale infausto evento, venne nominata una Inchiesta Sommaria condotta dall’Ufficiale Inquirente Gen. Berto, attuale Comandante delle Truppe Alpine.L’Inchiesta Sommaria parrebbe non aver riscontrato alcun addebito alla condotta dei Comandanti e militari presenti all’evento. Sembrerebbe anche non aver evidenziato possibili pregresse lacune addestrative vissute dai medesimi militari coinvolti nello scontro a fuoco.Per giusta informazione si ricorda che tutti i militari partecipanti alle missioni, devono possedere adeguate capacità fisiche e professionali. Per questo devono aver superato prove fisiche e frequentato tutta una serie di lezioni teoriche e pratiche, i cosiddetti “pacchetti addestrativi”.La frequenza a tali “pacchetti” è conditio sine qua non alla partecipazione alle missioni.Con tali presupposti si confida che l’Ufficiale Inquirente Gen. Berto, durante l’Inchiesta Sommaria svolta all’epoca dei fatti, abbia accertato che furono frequentati e superati tutti i pacchetti addestrativi, da parte dei militari presenti in tale missione e in particolar modo quelli coinvolti nello scontro a fuoco come il C.le Magg. Chierotti.Questo perché in un contesto operativo e difficile come quello dell’Afghanistan, l’assenza di un pregresso addestrativo avrebbe potuto esporre i militari partecipanti a tutta una serie di pericoli e difficoltà obiettive e oggettive. Uno tra i più evidenti e importanti pericoli presenti in un soldato poco o male addestrato, è l’assenza del concetto di R.A.I., reazione automatica immediata. Nel concreto la R.A.I. è una risposta fisica-automatizzata, eseguita senza volontà ragionata, e proprio questa base di automatismo rende la risposta del soldato immediata e risolutiva. Tale risposta, figlia di un addestramento razionalmente strutturato e ripetuto, permette ad una qualsiasi persona di rispondere positivamente ad un qualsiasi evento inaspettato, come ad esempio una attivazione nemica. Senza un adeguato addestramento qualsiasi militare difronte ad una attivazione non saprà reagire in maniera automatica e immediata, restando invero incapace di compiere una reazione, come ad esempio scappare, mettersi al riparo, coordinarsi con il resto del reparto o rispondere immediatamente al fuoco. Ogni militare degno di questo nome sa di cosa si parli.

    L’alpino Chierotti, oltre ad essere molto giovane e con poco esperienza, non aveva la mansione di fuciliere ma bensì di furiere, quindi, forse non in possesso di una formazione tecnico-operativo da potergli permettere di svolgere pattuglie o attività operative in totale sicurezza, tanto più nel caso non avesse nemmeno partecipato a tutte le fasi addestrative.

    Qui nasce un dubbio lecito, Chierotti aveva frequentato e superato ogni pacchetto addestrativo, ovvero, anche per mansione ricoperta, era tecnicamente pronto per svolgere pattuglie in una missione difficile come l’Afghanistan?

    Presso la Procura Ordinaria di Cuneo, attraverso una formale querela presentata 15.07.2013 da un Graduato effettivo presso il 2° Reggimento Alpini, si era avviato il procedimento n. 2013/4785 RG. Tale querela era stata presentata dal militare nei confronti dei pro tempore Comandanti di Reggimento Col. C.C. e Comandante di Battaglione Ten. Col. Nicola Piasente, a seguito di possibili comportamenti o situazioni irregolari accaduti in servizio. Tra questi venivano segnalate possibili reiterate vessazioni perpetrate verso diversi militari del reparto, e eventuali gravi omissioni esercitate da tali Comandanti verso regolari segnalazioni di gravissimi atti e comportamenti irregolari compiuti da militari in servizio (ad es: rifiuto di obbedienza, minacce, atti di nonnismo, simulata infermità, diffamazione, ingiuria, etc).

    Nella medesima denuncia del 15 luglio 2013, paragrafo “E.4”, si legge una segnalazione che sembrerebbe d’importanza vitale:

    […]Ero presente anche io ad alcuni pacchetti mentre da alcuni astanti venivano messe delle firme di partecipazione anche per personale non presente in aula e che non aveva presenziato alle lezioni appena svolte; cosa facilmente riscontrabile attraverso un controllo della autenticità delle firme poste sui fogli di presenze, firme che i militari avrebbero dovuto apporre solo dopo aver partecipato fisicamente alle lezioni in oggetto. Risulterà con facile evidenza che molte delle firme sono state poste dalla mano di una stessa persona. […]Il contenuto della denuncia redatta a poca distanza dalla morte del C.le Magg. Chierotti, sembrerebbe evidenziare una realtà molto grave se confermata.

A distanza di dieci anni, l’amministrazione militare ha sempre rifiutato di effettuare le dovute indagini su detti registri firma al fine di confutare quanto dallo scrivente sempre dichiarato.

In particolar modo il Comando del 2°  Reggimento Alpini e delle Truppe Alpine hanno anche sempre rigettato senza opporre una motivazione sostenibile, l’ostensione di detti documenti, verso i quali, contestualmente hanno omesso di effettuare alcuna indagine o controllo in maniera formale e documentata.

Tra non molto saranno passati dieci anni da quegli eventi.

Se il Comandante del 2° Reggimento Alpini, il Comandante della Brigata alpina Taurinense Gen. B. Nicola Piasente o il Comandante delle truppe Alpine Gen. C.A. Ignazio Gamba dovessero optare per distruggere tali registri senza prima effettuare delle indagini documentate e formali, ovvero permettere alle Autorità Giudiziarie di effettuare vagli formali e documentati, di sicuro lascerebbe adito che quanto più volte denunciato dal sottoscritto negli ultimi dieci anni possa allora risultare veritiero.

Ad oggi, quanto dichiarato in questo articolo e ancor più quanto denunciato dal 2013 in poi, non è stato oggetto di  alcun vaglio o indagine, come dal sottoscritto confermato a seguito della visione di tutti i fascicoli prodotti negli anni sia dall’Amministrazione militare e sia dalle Procure, ovvero non è stato MAI sconfessato né dalle Procure, né dal Comando Truppe Alpine, né dal Ministero della Difesa, né tanto meno dal Gen. B. Nicola Piasente. 

Infatti in tutti i fascicoli prodotti non ne esiste traccia alcuna.

Solo ultimamente, è stato aperto un ennesimo procedimento penale nei confronti del sottoscritto per asserita diffamazione posta in essere nei confronti del Gen. B.Nicola Piasente e Gen. C.A. Claudio Berto a seguito dell’articolo: 

https://www.assomilitari.it/esercito-italiano-la-morte-del-caporal-maggiore-chierotti-tragica-casualita-sfortuna/

Ma stranamente nelle accuse mosse verso il sottoscritto, non si cita il problema dei registri firma e delle firme false sopra apposte sotto il comando del Gen. Nicola Piasente. Se di una cosa non se ne parla non è mai accaduta. O almeno qualcuno potrebbe averlo pensato.

Come si evince dal Comunicato Stampa di seguito riportato, tale procedimento è stato preso con somma gioia dal sottoscritto, che vuole essere inviato a giudizio per poter finalmente avere modo di confrontarsi con tali soggetti in maniera paritaria e presso le opportuna sede giudiziaria.

Per concludere.

In questo articolo non vengono emessi dei giudizi sui soggetti citati, bensì vengono meramente descritti degli eventi, nel rispetto del legittimo diritto di critica e di cronaca sancito dalla Costituzione e dalle leggi. E di questo dovrebbe esserci conferma anche dalle sentenze sopra citate.

Tanto meno si è voluto accusare i soggetti o emettere delle sentenze poichè prerogativa esclusivamente delle Autorità Giudiziarie competenti.

Sia il Colonnello Giuseppe Sgueglia sia il Gen. B. Nicola Piasente possono vantare un curriculum di tutto rispetto, nonchè una onorabilità ad oggi formalmente mai intaccata.Come è ormai sancito dalla giurisprudenza e dagli eventi, le prove si formano in dibattimento, e non sempre la giustizia e la verità seguono i gradi o i ruoli degli attori.

Si è voluto solo descrivere alcuni eventi per evitare che qualcuno, magari un Vertice militare o politico, possa dire un giorno, magari davanti a qualche Giudice ” non sapevo”.

 

Si rinnovano gli auguri, i saluti e le congratulazioni al 2° Reggimento Alpini e al rispettivo personale per tutto quello che fa ormai da anni in maniera egregia.

Viva il Doi.

 

Presidente Assomilitari

Carlo Chiariglione

 

N.B.: Nel caso qualcuno volesse intraprendere una discussione qui o in altre sedi ritenute più opportune al fine di minare la veridicità dei fatti, si rimane ben disponibile a contrapporre tutta una serie di riferimenti, fatti, circostanze, testimonianze e “supporti” obiettivi e oggettivi a conferma di quanto dichiarato e molto molto altro. Spero che gli altri possano risultare tanto fortunati o organizzati da poter fare lo stesso.

 


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