Suicidi-vessazioni-intimidazioni-ritorsioni: Terza lettera aperta al Presidente della Repubblica Sen. Sergio MATTARELLA – 01.06.2022

Pubblicato da Presidente AssoMilitari il

Egregio Sig. Presidente della Repubblica Sergio Mattarella,

              Domani festeggeremo come ogni anno la nascita della Repubblica italiana. Il nostro popolo ha potuto raggiungere tale traguardo grazie a tutti quegli italiani che hanno lottato per ideali di libertà, legalità, democrazia e Patria. Tra questi, oltre a tutti i cittadini oggi in servizio, sicuramente devono essere ricordati tutti quei figli d’Italia che vestendo un’uniforme sono morti per Essa.

La morte è una costante di chi ha scelto di servire lo Stato e il trentennale delle stragi mafiose di Capaci e Palermo del 1992 ne sono indelebile conferma. Anche oggi, cittadini delle Istituzioni più e meno giovani continuano a morire vestendo un’ uniforme. Alcuni muoiono nell’espletamento del servizio, stimolati e ispirati dai valori intrinsechi dell’uniforme ovvero per l’amor di Patria. Tali persone non muoiono per volontà, bensì come implicita conseguenza del servizio svolto verso il Paese, unico “lavoro” che per intrinseca natura si esplicita con la possibile morte in favore dello Stato. Ma tale sacrificio è donato al Paese con orgoglio e consapevolezza, poiché nessuno in una situazione normale accetterebbe di morire se non per tenere fede ai propri valori e ideali, ovvero per difendere altri soggetti in pericolo o per puro spirito di sacrificio, altruismo, quindi, per incondizionato attaccamento alla Patria e a ciò che Essa rappresenta.

Ma ci sono anche tanti, troppi cittadini italiani che muoiono per situazioni meno edificanti e sostenibili. Ci sono persone che volontariamente scelgono di togliersi la vita, poiché vedono tale azione come il “minore dei mali”. Queste scelte possono essere causate da una infinità di motivazioni che nessuno, purtroppo, può anticipare e eliminare nella loro completezza. Di certo, però, ormai si possono mitigare tutti quei fattori predisponenti e precipitanti i suicidi. Questa possibilità è ormai conclamata dalla scienza e riconfermata formalmente anche dal Ministero della Difesa attraverso la produzione di diversi comunicati, dépliant e conferenze.

Diminuire le situazioni stressogene vissute dalle persone, risulta essere una prima necessaria azione atta a diminuire le possibilità che una persona possa scegliere di compiere l’estremo gesto del suicidio quale soluzione dei problemi vissuti. Problemi che per quanto concerne il personale in uniforme, non possono essere identificati come unicamente riferibili all’ambiente di servizio. Ma con la medesima lucidità, razionalità e correttezza, non si può nemmeno escludere sempre e totalmente che tale opzione non possa esistere.

Da anni con Assomilitari affermiamo che se è vero che non tutti i suicidi che avvengono tra il personale delle Forze Armate possano attribuirsi a motivi di servizio, è pur vero che la buona parte di essi avvengano tra il personale che presta servizio in reparti dove sembrano esistere dalle linee di Comando e delle realtà non sempre rispettose dei regolamenti militari e delle leggi. Ad esempio, spesso in tali luoghi si riscontrano situazioni vessatorie, ritorsive e comunque irregolari o illecite.

Due degli ultimi suicidi intercorsi nei giorni scorsi nella Forza Armata dell’Esercito sembrerebbero confermare per l’ennesima volta quanto appena affermato in riferimento agli ambienti di servizio:

  • Il giorno 11.05.2022 ha perso la vita un Caporal Maggiore Capo Scelto Qualifica Speciale del 151° Reggimento della Brigata Sassari. In tale reparto, per come si può tranquillamente evincere da fonti aperte di stampa, sono stati appena rinviati a giudizio per asseriti reiterati e gravi illeciti il Comandante di Reggimento, il suo conduttore, l’Aiutante Maggiore, il Capo Ufficio Amministrativo, più altri quattro tenenti Colonnelli e un Capitano.
  • Il giorno 20.05.2022 è stato ritrovato morto un Sottufficiale che da tempo si stava difendendo da azioni disciplinari, amministrative avviate dall’Amministrazione militare, parte delle quali già riscontrate come infondate e irregolari dai Tribunali Amministrativi, come si legge da fonte aperta di stampa. Sempre dalla stampa si legge “[…] Da Caserta fu trasferito d’autorità a Remanzacco in provincia di Udine proprio dopo aver denunciato l’allora Comandante di Reggimento Colonnello XX. Contro il trasferimento ad Udine fece ricorso al Tar vincendolo ma la sentenza del Tar non fu applicata dallo Stato Maggiore e Agnusdei fece un secondo ricorso al Tar per denunciare la mancata esecuzione della sentenza del Tar che stabiliva il suo rientro immediato a Caserta. Vinse anche questo ricorso ma nulla da fare lo Stato Maggiore Difesa continuò ad ignorare l’ordine del tribunale di riportare il militare a Caserta, militare che intanto a causa della lontananza familiare si separò anche dalla moglie. Fu il Consiglio di Stato a mettere la parola fine e ordinare dopo molti anni il rientro del militare a Caserta […]”
  • Il giorno 31.05.2022 si è tolto la vita un Sottufficiale dell’Arma dei Carabinieri. Da fonti aperte della Stampa si legge che tale militare stava attraversando un complesso e difficile periodo a causa di diversi procedimenti disciplinari avviati dalla linea di Comando.

 

Della correlazione esistente tra situazioni stressogene vissute in servizio come ad esempio vessazioni e ritorsioni, e azioni suicidarie, ne era stata data già contezza in precedenti comunicazioni, come ad esempio:

https://www.assomilitari.it/seconda-lettera-aperta-per-il-presidente-della-repubblica-sen-sergio-mattarella-vessazioni-e-suicidi-nel-comparto-difesa-e-sicurezza/

 

Sig. Presidente, in tale precedente comunicazione La mettevo a conoscenza di alcune realtà ormai conclamate presenti nel Comparto Difesa e Sicurezza. Le riporto alcuni passaggi a mero titolo esemplificativo:

  • […] Le chiesi quale fosse il limite che separa la giusta lealtà e abnegazione dovuta alle Istituzioni, dal comportamento omertoso e accondiscendente verso le aberrazioni istituzionali […] La ricontatto nella qualità di Presidente di Assomilitari, per esporLe un problema che grava sugli appartenenti al Comparto Difesa e Sicurezza, che sta procurando gravi sofferenze tra gli stessi, fino a spingere alcuni all’estremo gesto del suicidio: la non tutela della sicurezza, fisica e psicologica, dei suoi appartenenti e soprattutto la copertura di responsabilità e occultamento dei casi già manifesti […] Gli episodi più ricorrenti sono minacce, diffamazione, denunce penali basate su accuse infondate (e che si rivelano tali con assoluzioni piene, ma a caro prezzo per l’indagato), demansionamento, trasferimenti punitivi, procedimenti sanzionatori, intimidazioni, ingerenze anche nell’ambito privato, abusi di autorità, violenza privata e molto altro ancora come gravi omissioni che, in alcuni casi, procurano gravi danni erariali allo Stato. […]La nostra attenzione è rivolta soprattutto a quei suicidi fortemente sospettati di essere istigati da alcuni Comandanti attraverso continui comportamenti vessatori messi in atto nei confronti delle vittime.Per tale problematica ho personalmente presentato diverse denunce e relazioni sulla linea di Comando, tutte indicanti nomi, cognomi e fatti circostanziati, senza ricevere alcun riscontro[…]Signor Presidente, per darLe un esempio tangibile, mi spingo a dichiararLe, come già fatto in diversi atti formali, che uno dei sopra citati suicidi, forse si sarebbe potuto evitare, se solo la linea di Comando non avesse più volte ignorato, mie formali denunce inoltrate a tutta la catena gerarchica fino al Ministro della Difesa. In una di queste denunce in particolare, anticipavo di 30 giorni un tragico episodio suicidario poi avvenuto, riportando fatti e comportamenti, citando persone, che poi si sarebbero rivelati quali attori nella triste vicenda. Gli stessi “attori” erano stati formalmente e circostanziatamente accusati in varie mie denunce, di perpetrare verso i propri sottoposti gravi comportamenti vessatori che, come indicato dalle linea guida emanate dal Ministero della Difesa e dallo Stato Maggiore Esercito, rappresentano obiettivi e oggettivi motivi predisponenti e precipitanti situazioni suicidarie.[…] Purtroppo, chi osa denunciare atti irregolari o illegali, con il fine di farlo desistere viene puntualmente fatto oggetto di intimidazioni, minacce, diffamazione, demansionamento, abbassamento delle note caratteristiche, azioni disciplinari, trasferimenti punitivi, azioni screditanti, denunce penali e, infine, il congedo. Ciò crea tra il personale una condizione di “omertà imposta”, promossa, accettata e garantita da una parte della stessa linea di comando. Purtroppo alcune linee di comando, seppur innanzi a formali e circostanziate denunce, hanno prima negato l’esistenza di tali vessazioni e modus operandi, omettendo ogni tipo di riscontro e indagine, per poi attuare ritorsioni nei confronti dei denuncianti, perpetrando gli stessi abusi contenuti nelle denunce.

Tale missiva finiva con testuali parole:

 

  • […]Signor Presidente, per finire, ci sono soggetti che razionalmente pur di non far evincere la verità, ovvero difendere loro stessi o altri rei, arrivano anche a vere e proprie azioni ritorsive simili al metodo “mafioso”, al fine di spinger al silenzio omertoso chi osa parlare, financo ad eliminarli dal Comparto. Assomilitari è pronta ad essere smentita da una Autorità Giudiziaria super partes,se questa ne sarà capace. Questo non è ancora avvenuto. In qualità di Presidente accetterò con grande serenità qualunque conseguenza, nel caso qui sostenuto risultasse falso o non dimostrabile. Io sono talmente certo e fermo su quanto affermato negli anni da continuare a mettere in gioco il mio onore, la mia carriera e la serenità familiare.

Ovviamente, nel caso Lei me lo concedesse, sarei ben lieto di poterLe riscontrare con evidenze incontrovertibili tutto quanto qui esposto, che nessuno finora è stato in grado di confutare in modo formale e oggettivo e in ottemperanza alle procedure previste.

L’unica reazione ottenuta dalle denunce è stata la persecuzione personale.[…]

 

Mai parole ebbero una forza tanto premonitrice.

Il sottoscritto, a seguito di alcune denunce dettagliate e circostanziate presentate lungo la catena di comando, nonchè per i contenuti della lettera sopra citata asseritamente ritenuti “infondati e falsi”, è stato fatto oggetto di tre azioni penali, nonchè di due azioni disciplinari di stato che, basandosi sulla asserita “incontrovertibile gravità e certezza” delle accuse mosse nelle azioni penali incoate, hanno portato nei confronti del sottoscritto all’erogazione di due sanzioni disciplinari di stato pari a dodici mesi di sospensione dal servizio e, successivamente, la perdita del grado e il congedo.

Tali procedimenti disciplinari e penali sono stati avviati da soggetti in servizio nel Comando Truppe Alpine, casualmente dallo scrivente indicati quali potenziali rei in pregresse formali relazioni e denunce prodotte.

 

Da sottolineare che le accuse mosse dal sottoscritto verso tali soggetti, non sono mai state sconfessate o ritenute infondate né dai medesimi soggetti indicati come rei, né dall’Amministrazione militare o dalla Procura Militare di Verona, che ad oggi sembrerebbero non aver mai espletato alcuna formale, circostanziata e documentata indagine sui fatti esposti dallo sottoscritto. Infatti, non ne esiste traccia in tutti i fascicoli prodotti.

 

Le capziose e strumentali azioni disciplinari e penali avviate contro il sottoscritto, molto simili ad azioni ritorsive e intimidatorie, sono state ufficialmente smontate da due sentenze emesse dal Tribunale militare di Verona e una emessa dal Tribunale Ordinario di Cuneo. In tali sentenze non appellate, si evince la totale strumentalità e infondatezza delle accuse mosse verso lo scrivente, come anche la portata diffamatoria e calunniosa delle stesse.

Signor Presidente Mattarella, come avevo cercato di farle conoscere attraverso le precedenti missive a Lei inoltrate, sembra ormai confermato che chi osa denunciare nelle Forze Armate sia costretto a vivere una serie di azioni ritorsive e intimidatorie, molto simili a ciò che avviene nel mondo mafioso.

Devo sottolineare che il sottoscritto in passato, oltre ai procedimenti penali sopra citati, per simili situazioni “ritorsive” qui indicate, si era dovuto già difendere da ulteriori tre procedimenti penali avviati sempre da soggetti in precedenza denunciati. Anche tali azioni penali si sono concluse con tre assoluzioni piene per il sottoscritto.

A ulteriore conferma del modus operandi qui descritto, al momento sono oggetto di un ennesimo procedimento penale. In tale procedimento sono accusato di diffamazione pluriaggravata asseritamente posta in essere verso il Comandante della Brigata Alpina Taurinense Gen. B. Nicola Piasente e l’ex Comandante delle Truppe Alpine Gen. C.A. Claudio Berto. Soggetti questi più volte indicati in formali denunce e relazioni prodotte dal sottoscritto, per potenziali irregolarità poste in essere dai medesimi (realtà ad oggi mai sconfessate da alcuno).

Tale accusa nasce dai contenuti dell’articolo qui indicato: https://www.assomilitari.it/esercito-italiano-la-morte-del-caporal-maggiore-chierotti-tragica-casualita-sfortuna/

Egregio Presidente Mattarella, ho tentato per oltre dieci anni di far effettuare delle indagini e dei vagli sia all’Amministrazione militare (2° Reggimento Alpini, Brigata Alpina Taurinense nonché dal Comando Truppe Alpine nella persona dei pro tempore Comandanti Gen. C.A. Claudio Berto e Gen. C.A. Ignazio Gamba) e sia alla Procura militare di Verona, su varie situazioni irregolari vissute in servizio o di cui sono venuto a conoscenza, parte delle quali sono citate in questo articolo. Nessuno dei soggetti indicati sembra aver effettuato alcuna indagine, come si evince dai fascicoli prodotti. Nè tantomeno i medesimi soggetti come anche il Gen. B. Nicola Piasente, in questi dieci anni hanno mai sconfessato tali accuse mosse, ovvero avanzato una denuncia per diffamazione o calunnia verso il sottoscritto.

Ora, i medesimi soggetti sopra citati, Comando Truppe Alpine e Procura militare, dopo avermi distrutto professionalmente e umanamente attraverso azioni disciplinari e penali (come sopra indicato, basate su accuse ormai definite da vari Tribunali infondate, diffamatorie e calunniose), improvvidamente avviano un ennesimo procedimento penale per “diffamazione” nei confronti del sottoscritto, proprio per i medesimi fatti dallo scrivente denunciati da oltre dieci anni e dagli stessi mai presi in considerazione.

Per definizione tale accusa di diffamazione si basa sulla asserita falsità di quanto dichiarato dal sottoscritto. Ma ora la Procura Militare di Verona, la stessa di dieci anni fa, avendomi iscritto nel registro degli indagati pur non avendo, ora come allora, effettuato alcuna indagine, deve decidere se archiviare tale azione penale scagionandomi per l’ennesima volta da tutte le accuse, oppure rinviarmi a giudizio dandomi però modo dopo dieci anni, con grande azzardo, di portare tutti gli elementi di prova davanti ad un giudice, ovvero renderli pubblici.

Se la Procura militare di Verona archivierà sarò contento, se mi rinvierà a giudizio sarò ancora più contento perché, finalmente, otterrò quanto da me fortemente e formalmente ricercato in tutti questi anni.

Personalmente spero di esser rinviato a giudizio perché fuori dalla “comfort zone” ognuno dovrà lottare con le proprie forze e non conteranno più minacce, filtri, omissioni, insabbiamenti, gradi, ruoli e raccomandazioni, bensì solo documenti, riscontri oggettivi, testimoni, quindi, la verità dei fatti.

Andando a terminare, risulta ormai pacifico il fatto che stress e malessere vissuti da soggetti in servizio, possano essere causa o concausa di comportamenti autolesionisti o suicidari da parte degli stessi. Come anche sembrano catalizzatori di tali situazioni ambienti lavorativi caratterizzati da situazioni e comportamenti non sempre regolari o leciti come sopra solo accennato. Di sicuro non è un’ equazione matematica, ma sarebbe dovere delle Istituzioni indagare in tale senso, avviando delle inchieste reali, svolte da soggetti terzi e non subalterni dei soggetti indagati o potenzialmente indagabili, quindi totalmente e realmente liberi da vincoli di sudditanza anche solo psicologica con i soggetti sui quali bisogna indagare.

Spesso tali azioni suicidarie nascono in una condizione di scarso ascolto e di abbandono. Realtà, queste, che lasciano questi soggetti nella sofferenza ineluttabile della solitudine, e chi viene lasciato solo con i propri demoni muore.

Sig. Presidente Mattarella, conscio dell’attaccamento che Lei nutre tanto per il Paese quanto per i suoi servitori, sono a chiederLe un personale e sentito interessamento per i problemi sopra citati, facendo in modo che finalmente nessuno rimanga indietro.

Personalmente rimango totalmente disponibile per illustrarLe ogni informazione in mio possesso.

 

Con incondizionata stima e fiducia,

 Presidente Assomilitari

Carlo Chiariglione

#nessunorimaneindietro

 

Foto di copertina fonte: Quirinale.it


3 commenti

Paolo CHIARILLO · 1 Giugno 2022 alle 19:35

Grazie per tutto quello che fai

Paolo CHIARILLO · 1 Giugno 2022 alle 19:35

Grazie per tutto quello che fai

Angelo Garro · 2 Giugno 2022 alle 17:18

In primis desidero fare i miei più sinceri complimenti al Presidente Assomilitari Carlo Chiariglione per la sincerità dimostrata nel relazionare “vizi e difetti e soprusi” nella vita da caserma ed io padre di un giovane Alpino morto misteriosamente (ma non troppo) in servizio insieme ad altri tre commilitoni, ne conosco tutti i retroscena ed umiliazioni subite ed ancora subisco.
In secundis, mi chiedo se la sua è generoso altruismo o semplice ingenuità nel relazionare quanto ha fatto al Capo dello Stato Mattarella, io l’ho fatto con O.L.Scalfaro, a seguire con C.A.Ciampi, poi con G. Napolitano ed infine con l’attuale (non solo tre lettere, ma una infinità) molto più brevi senza ricevere mai un rigo di risposta; anzi solo di recente un “rimprovero da un Generale di cui voglio, fortissimamente voglio accludere solo un breve brano:
“Signor Garro,
in relazione alla lettera da Lei indirizzata al Presidente della Repubblica, pur nella
massima considerazione di quanto rappresentato, sono costretto a ribadirLe che il Capo dello Stato non può compiere alcuna valutazione dei fatti che costituiscono l’oggetto della Sua istanza: egli, infatti, non dispone di alcuno strumento diretto di intervento su altri Organi dello Stato nell’esercizio di competenze ad essi assegnate dall’ordinamento”. F.to Gen. C.G. Ferlito (Segretariato Generale della Presidenza della Repubblica). Purtroppo di questi nostri figli d’Italia non frega proprio niente a nessuno e le loro signorie al comando fanno troppo spesso orecchio da mercante, tanto, non sono figli loro. Le allego il link di un sito che qualche manina furbetta mi ha bloccato non riuscendo più ad aggiornarla, ma può conoscere solo inizialmente questa storia parallela a tante altre storie da Falcone all’ultimo ” suicidio” suicidato. Grazie per il tempo che mi ha dedicato, ma Roberto Garro di 19 anni non è l’unica storia vergognosa d’Italia. Buon 2 Giugno a Lei_ http://www.alpinorobertogarro.it

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